con Vladimiro Strinati
regia Danilo Conti
esecuzione musicale Mario Strinati
oggetti e figure Giacomo Magnani e Vladimiro Strinati
costumi e sartoria Anna Morigi
“Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per strada, lì ricomincia la storia del calcio”.» Jorge Luis Borges
Fin da piccini abbiamo avuto a che fare con palline, palloncini, palloni. E tenerli stretti tra le mani, masticarli con la bocca, prendendoli a calci, facendoli ruzzolare sia che fossero sonori oppure no, ci riempiva di piacere e di divertimento. Senza avere la preoccupazione o il compito (quello semmai arriva in futuro, se arriva…) di pensare che anche il nostro mondo, la nostra terra, in fine dei conti è una grande, grossa, sferica palla che viaggia e ci trasporta nello spazio. Ma tornando alla pallina, ebbene questa è sempre stata fonte di divertimento, gioco, anche sport. E attraverso la metafora del gioco del pallone calciato, nei campi sportivi di periferia, andiamo a cercare, scovare, riscoprire la poesia del desiderio, della passione, della voglia di divertirsi giocando, facendo anche sacrifici, litigando e stringendo amicizie, ma giocando per provare emozioni sia che siamo bimbi o bimbe, ragazzi o ragazze, uomini o donne. In questo spettacolo la poesia, il racconto, la narrazione con oggetti e figure, la musica dal vivo che dialoga come un attore sulla scena con il narratore-animatore e con gli oggetti, ci prenderanno per mano per portarci a conoscere episodi e momenti vissuti all’interno del rettangolo che chiamiamo campo di calcio: un difensore cerca di incoraggiare un compagno di squadra prendendolo per mano e sussurrandogli all’orecchio la fiaba che gli veniva raccontata da piccolo; un portiere prima del calcio di rigore, pensa alla sua fidanzata, al suo lavoro, alle sue paure e ancora gli oggetti divengono narratori e la poesia scritta si traduce nel movimento delle forme.
Senza dimenticarci che: la Terra è una palla e spesso viene presa a calci.
Bibliografia e cinematografia
Osvaldo Soriano Racconti sul calcio e romanzi
Umberto Saba Le cinque poesie sul calcio
Puliciclone – blog di Repubblica – il giro del mondo in 80 portieri
Jorge Valdano 10 racconti sul calcio
Italo Calvino Fiabe italiane
Peter Handke Prima del calcio di rigore
Wim Wenders La paura del portiere prima del calcio di rigore (film)
John Houston Fuga per la vittoria (film)
Asif Kapadia Diego Maradona (film)
durata 45′
Lo spettacolo è adatto per un pubblico a partire da 8 anni
Recensione spettacolo “FUTBOL”
a cura di Alfonso Cipolla
Vladimiro Strinati – “Miro”, fuori dall’ufficialità delle locandine – è l’onestà personificata.
Il suo teatro apparentemente semplice è intimamente popolare, genuino, verrebbe quasi da dire ingenuo se il suo candore non fosse scelta profonda e connaturata.
Miro sa entrare con pudore in piccoli mondi per farsene a suo modo megafono. Sa cogliere i margini, i particolari, i sogni che si nascondono dietro l’ingannevole banalità del quotidiano.
Sono i frammenti minuscoli, quelli condivisi, che sa inanellare in un gioco di rifrazioni, dove il rispecchiarvisi diventa sorriso, partecipazione, tenerezza di sentimenti riconosciuti.
Il suo ultimo spettacolo, Futbol, è da questo punto di vista esemplare: un gioco sul gioco che si fa metafora del vivere.
Si racconta del footbal, non come è scritto, ma come è pronunciato, percepito, vissuto.
Senza tanti perché, se non il piacere della sfida che si fa attesa, desiderio, passione.
Un “futbol” non da stadi faraonici, ma da campetti di un’ipotetica periferia del mondo, dove il rotolare della palla attraversa un microcosmo di esistenze che intorno a quel gioco si riscoprono comunità.
In questo mosaico di spiccioli di vita Miro ci sguazza letteralmente, tassello dopo tassello, come se questi si incasellassero nella rete posta in fondo a delimitare la scena.
Quanti desideri vi si impigliano, quanti sogni, quanti dolori vengono parati.
Figure, sagome, racconti si affastellano, si sovrappongono si fondono, diventano dei piccoli stupori, così come accade per la cronaca di una mitica partita che Miro rievoca avendo sulle ginocchia un piccolo calcio-balilla a molle che pare diventare uno strumento musicale, tanto gesto e parola trovano sintesi e spasmodica armonia.
Ma la musica gioca un ruolo fondamentale nello spettacolo, contrappuntato com’è dalla presenza di Mario Strinati, alla chitarra e al violoncello, che con vibrante sensibilità crea un fitto dialogo sonoro ed emotivo con quanto succede in scena, tra tanghi e melodie sudamericane.
Spettacolo generoso, assai godibile, dall’insospettabile quanto lapidario monito finale: «La terra è una palla e spesso viene presa a calci!».



